Letteratura e critica letteraria
Il giardino della speranza
Federica UrasIl romanzo è un fedele spaccato della vita di Cagliari e della provincia negli anni ‘40. È il risultato di un lungo lavoro di studio e indagine, nato dalle esperienze dell’autrice come ricercatrice. Si è tentato di cogliere gli aspetti della vita nel periodo pre-bellico, bellico e post–bellico attraverso una disamina di documenti cartacei, visivi ed iconografici. Un supporto importante sono state le fonti dirette orali; interviste fatte a persone che hanno vissuto il conflitto, attraverso le quali si è cercato di esplorare gli stati d’animo, il modo di pensare, di agire, di continuare a sperare anche in una situazione così dolorosa come la guerra. L’autrice alterna la descrizione delle piccole cose (come il modo di giocare dei bambini, il modo di vestirsi delle persone, o il modo di passare il tempo) con le circostanze legate all’avvento del fascismo e la guerra, con precisi riferimenti alle sue esperienze personali, tra le quali suscitano profonde emozioni le belle di notte, un fiore che si schiude la notte e che, per l’autrice, diventa simbolo di vita nelle tenebre.
In questo scenario si muovono i personaggi che si delineano in maniera graduale andando, pian piano, ad avere una così forte personalità da apparire a colori. Ci si immagina la figura della Zia Tilde, la cara zia che, con le sue storie e la sua saggezza, riesce sempre e comunque a consolare e a consolarsi, le belle sorelle che da ragazzine diventano donne ed affrontano la vita con i mille dubbi e incertezze, tipici di ogni generazione, il coraggioso Pietro che non si ferma alla realtà del piccolo paesino sardo. Ma anche tanti personaggi secondari, come la mamma e il papà delle tre ragazze, il parroco del paese, Suor Celestina, Delia, Marta, la nonna e il nonno che assumono connotati profondi che portano il lettore a riflettere sulla vita, sulle sue convenzioni e divisioni di classe, sulla forza dell’amore, dell’amicizia ma, soprattutto, della speranza.
Un romanzo che, con delicatezza, ti porta nei meandri dei sentimenti, della psiche e ti proietta in una Sardegna degli anni ‘40.