Storia locale e archeologia
Tartesso in Sardegna
Giuseppe MuraLa Sardegna e Caralis destinazioni privilegiate nell’Età del Bronzo. Questa la proposta iniziale di Giuseppe Mura in Sardegna l’isola felice di Nausicaa, dove l’autore approda con Odisseo-Ulisse in un luogo dalla marfologia identica a quella della regione cagliaritana e incontra genti dalla cultura simile a quella dei Sardi del periodo nuragico. Con questo lavoro, invece, l’autore naviga con gli antichissimi greci che percorrono un lungo itinerario costiero (navigazione di cabotaggio) e approdano nel “Territorio Tartessico” che ospita la misteriosa Tartesso (la Tarsis della Bibbia). Ebbene, anche in questo caso il Periplo corrisponde alla circumnavigazione della Sardegna in senso orario e il paesaggio composito del luogo di approdo alla morfologia della regione dell’antica Caralis. Questo risultato, scaturito in particolare dall’analisi dei versi della Gerioneide di Stesicoro e dell’Ora Maritima di Avieno, smentisce definitivamente la dislocazione tradizionale del Periplo nella Penisola Iberica e di Tarsis-Tartesso nella foce del fiume spagnolo Guadalquivir.
Adolf Schulten, dopo le deludenti, costosissime e inutili campagne di scavo trentennali praticate nella foce del Guadalquivir alla ricerca delle rovine di Tartesso, intorno al 1920 scrive: Scoprire la città di Tartessos, questo uno dei problemi più importanti dell’archeologia. Quale prospettiva per un lavoro di scavo! Le prospettive archeologiche e storiche offerte da Tartessos sono tali da non essere paragonabili a quelle di nessun’altra parte del vecchio mondo. Tartessos può diventare la Troia o la Creta occidentale e offrire la chiave di lettura per la cultura più antica dell’Occidente.